giovedì 2 settembre 2010
UNA RONDINE CHE PUO' FAR PRIMAVERA- SI VOTA A MARZO?
Ieri ho letto con interesse l'intervento di Asor Rosa su "Il Manifesto". nel suo ponderato editoriale si plaude da sinistra a quella che è definita "la prima proposta politica del Pd" (e appunto, poiché è la prima, "perché non rallegrarsene?", dice giustamente Asor Rosa). se non altro il PD è vivo, insomma. ma l'editoriale va oltre e mette un po' di ordine nella doppia proposta di Bersani: alleanza democratica da un lato, Nuovo Ulivo dall'altro. sono due proposte che vengono fatte nello stesso momento, non solo in una vera e propria emergenza democratico-istituzionale-economica, ma anche in un momento in cui le elezioni anticipate vengono auspicate-paventate un giorno sì, l'altro anche ma la sera a volte no. il dato di fatto oggettivo, credo, è che questa doppia proposta del PD non può fare a meno di costruirsi ANCHE (se non soprattutto, data la congiuntura) su uno scenario elettorale ravvicinato.
questa mattina le elezioni sembrano effettivamente vicine: Berlusconi ha in mente Marzo. mi chiedo se il Pd abbia la forza, la freschezza e la prontezza (sottintendo di no) per affrontare i prossimi mesi nella doppia ottica sopra delineata. credo, appunto, di no; ma credo che sia altrettanto importante che esso ci provi, rischiando di sbagliare, di fare il funambolo; ci deve provare perché, nonostante tutti gli scontenti, è il più grande partito dell'opposizione e ha dunque una grande responsabilità. ed anche perché deve cercare di tirarci fuori da una situazione in cui, in parte, esso stesso ci ha messo con la sua parentesi veltroniana. in sostanza e per farla breve: ciò che il PD dovrebbe fare è cominciare il processo di mutazione della politica italiana. visti i tempi stretti, puntare sull'alleanza democratica proponendo qualcosa come un governo pro tempore, una sorta di interim con tre, quattro punti, della durata cuscinetto necessaria a ripristinare la regolarità democratica in questo dannato, e sull'orlo di una crisi di nervi, Belpaese. naturalmete è la legge elettorale che conta, in positivo (cioè ciò che questo governo DEVE fare); in negativo, basterebbe fermare, con una vittoria, il totale sfacelo cui andremmo incontro in caso di ennesima vittoria berlusconiana. il piano berlusconiano è semplice(ment)e di ispirazione fascista: campagna mediatica contro Fini, solito bombardamento contro magistratura e comunisti, vittoria anche relativa e 55% dei seggi in parlamento, SENZA DISSIDENTI INTERNI. tempo fa scrivevo, sempre su questo blog, che l'attacco all'articolo 18 (fermato da Napolitano)rispondeva alla stessa logica di irrobustimento del decisionismo- cfr. Il decisionismo tra politica e società, supra); una eventuale vittoria berlusconiana con questa legge non farebbe che alzare il livello del decisionismo, poichè costituirebbe un governo che potrebbe contare di una maggioranza fatta di NOMINATI, cioè di "fedeli alla linea", cioè a dire "fedeli a lui". un parlamento a maggioranza anonima, di fatto anticostituzionale ma cui Napolitano non potrebbe non dare l'incarico a meno di innescare una vera e propria crisi istituzionale del meccanismo repubblicano. proprio questo rischio, il rischio di vederci scivolare dalle mani la nostra quotidianità democratica, le forze dell'opposizione devono essere incanalate verso la costruzione della reale possibilità di battere il PDL. non possiamo permetterci altro. ma questo slancio del PD, credo, lavorerebbe anche, implicitamente e surrettiziamente, ma forse proprio per ciò più efficacemente, per l'altro obiettivo, quello della costruzione della'alternativa. perché porterebbe il PD ad essere più vicino alla società civile, a intessere dialoghi e, magari, a capire la famigerata base. oltre ad accreditarsi come forza politica in grado davvero di dettare una agenda politica seria.
il fronte democratico è un'occasione imperdibile per gettare le basi della terza repubblica. cioè a dire: per i partiti, questo scenario di crisi ma di necessaria operatività, è un momento imperdibile per RIPENSARSI. le sinistre lo hanno capito, e all'interno della federazione della sinistra molte voci si stanno muovendo in questo senso. entrare in uno scenario di necessaria collaborazione e collaboratività fattiva e non astratta, sentire una responsabilità pratica verso il futuro della nostra vita democratica: questo può essere quella scossa che schiodi dal torpore le formazioni politiche di alternativa. così esse, pensando, nel momento più estremo e più vicino alla disfatta, a qualcosa che le trascende (la repubblica democratica fondata sul lavoro- e non sulla ruberia eccetera eccetera), potrebbero ritrovare il senso del loro agire politico- cioè per la polis. non è così, del resto, che è nata la prima repubblica, e non è così che è nata quell'esperienza entusiasmante e collettiva che ha unito, pur nella diversità, i nostri padri costituenti?
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