martedì 24 aprile 2012

IL GOLPE COSTITUZIONALE. DIECI TESI SULLA ATTUALE SITUAZIONE DEMOCRATICA. (parte 1)



Il 24 Aprile è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale la modifica degli articoli 81, 97 e 119 della Costituzione Italiana. Di questa modifica in Italia si è parlato davvero assai poco, così come degli effetti pratici che essa potrà avere. Perché se ne è parlato così poco, mentre negli altri paesi dell’UE la questione è stata al centro del dibattito elettorale e politico? Come si sa, la modifica della costituzione prevede un lungo iter parlamentare, con eventuale referendum confermativo in caso di mancanza della maggioranza qualificata dei due terzi. In questo caso, invece, la maggioranza c’è stata e nonostante l’appello di qualche attivista perché il Senato non desse l’approvazione finale (rendendo così necessario un referendum e, quindi, un dibattito pubblico), tale approvazione ha eliminato qualsiasi possibilità di consultazione popolare. Ovvero, di informazione. Il Palazzo ha proposto, ha approvato, ha taciuto. E la stampa? Quanti cittadini sanno che l’iter è iniziato lo scorso 15 Dicembre 2011? Perché i mezzi di comunicazione mainstream non hanno favorito un dibattito su un tema così delicato per il nostro futuro? Secondo le opinioni di economisti e attivisti, questa modifica sancisce la fine ufficiale del keynesismo. In concreto, significa che non si potrà più spendere per far ripartire l’economia, che oggi non si potrà finanziare il welfare, che non si potrà ristrutturare l’università, la cultura, la scuola. E tutto questo è avvenuto nel silenzio più totale del Palazzo (concordi tutti, manco a dirlo).

proponiamo qui una  analisi di ciò che è avvenuto, divisa in tre parti. qui di seguito la parte I.


Il golpe

Un golpe è un colpo di stato. Noi oggi viviamo in un mondo democratico, liberale, capitalista, in cui pensiamo che un golpe sia una parola passata di moda, buona per descrivere soltanto qualcosa del passato o eventi contemporanei in mondi lontani. non sarà che ci è sfuggito il rinnovamento semantico di questa parola? Quindi la domanda è: esiste una “attualità” del golpe? In questo post vorrei sostenere che esiste, e che è appena stato compiuto senza che noi ce ne accorgessimo. Qui, in Italia, dal nostro governo, e con l’assenso di tutte le forze istituzionali che contano. Mi direte alla fine, se avrete la pazienza di leggere fino in fondo, se sto esagerando. Ma a mio modo di vedere, quello che è successo è talmente grave da meritare una parola forte, per provare almeno a farsi sentire. Solo un matto potrebbe parlare di “golpe” in Italia, nel 2012. Del resto, non ho a caso invocato “yorick the fool” a patrocinare le mie riflessioni.

Offro una definizione minimale: un colpo di stato scavalca la sovranità Lo può fare in molti modi. Può farlo mostrando che lo fa: oggi golpe così non se ne vedono in giro. Può farlo, inoltre, dando l’idea di farlo per il bene del paese. Tutti i colpi di stato rientrano in questa categoria: mai nessuno è salito al potere dichiarando di volere il male del paese. Quindi: 1) Il golpe che oggi avviene, e di cui mi voglio occupare, è un incrocio di queste due categorie: mostra di non essere un golpe (primo parametro, volto in negativo), perché chi lo vuole negare lo fa additando il suo incardinamento nelle istituzioni democratiche e la sua dipendenza da procedure democratiche. Ma, come vedremo più oltre in modo sintetico (ma spero efficace), con buona pace del proceduralismo e del formalismo, i criteri formali non sono mai sufficienti per definire una vita democratica. Si tratta di una deficienza sostanziale del concetto di democrazia (di cui sarà meglio parlare un’altra volta). 2) afferma di farlo per il “bene del paese”, cosa che come abbiamo detto è una costante di tutti i colpi di stato: di conseguenza, essendo un ubiqua forma di autolegittimazione, può subito essere scartata come ininfluente per la conoscenza dei processi politici (con conoscenza intendo: non idea vaga, approssimativa, ma un’idea il più possibile “chiara e distinta”. Lascio perdere se una tale idea sia possibile in assoluto: per ora mi basta trovarvi d’accordo sul fatto che esistono alcune idee più chiare e più distinte di altre). Questo criterio (il “bene del paese”) appartiene sia ai processi democratici che a quelli non democratici. Monti è stato chiamato per il bene del paese, come Berlusconi si è candidato per il bene del paese, come il PD si è formato per il bene del paese. Tutti per il bene del paese. Ma più un governo, o un parlamento, insiste sul “bene del paese”, più è lecito sospettare qualcosa al di sotto di questi richiami. In una democrazia il bene del paese dovrebbe essere scontato. Ma cos’è il “bene del paese”? Prima di analizzare quest’espressione, vorrei consolidare  due tesi.

Tesi 1: un golpe è uno scavalcamento di sovranità.

Non userò quindi questa parola per indicare i concetti di totalitarismo, dittatura, e simili. La dittatura di solito si costruisce con un golpe maggiore (Golpe) che annulla il bisogno di tutti gli altri golpe secondari definiti come in Tesi 1. In assenza di quel Golpe (che solitamente è militare), formalmente non c’è un inizio di dittatura. Ma l’imperfezione del concetto di democrazia sta nel fatto che la sovranità può sempre essere scavalcata, e quindi ci possono essere dei golpe (con la “g” piccola) pur restando un paese, formalmente, all’interno di una cornice democratica. Le dichiarazioni di coloro che si impegnano nel portare a termine un golpe (anche piccolo) nel riaffermare lo stazionamento in un orbita democratica fa leva sia sul fatto che “democrazia” è un concetto (dico: concetto) intricato e problematico, e allo stesso tempo si appoggia sulla vaghezza del concetto comune di democrazia (quello che lo zio, la mamma e il papà, gli amici, intendono con questa parola). In un certo senso, nel dibattito politico, democrazia significa poco. Da cui la seconda tesi.

Tesi 2: nel dibattito politico quotidiano, e quindi nella società mediatizzata in cui ci troviamo a vivere, “democrazia” non è un concetto. (Ovvero, quando sentiamo questa parola non ci si presenta alla mente un’idea chiara e distinta, ma abbiamo spesso la sensazione che sia usata un po’ come un passe-partout.)

Mi spingo anche un po’ più in là. Non solo viene usato come un non-concetto, ma viene di proposito usato come un non-concetto. Il significato di questo concetto si allarga, e quindi si sfuma, e quindi tutti “ci sentiamo” in democrazia. In realtà il momento democratico è ridotto al puro momento elettorale (cosa di per sé non disdicevole, ma la democrazia non vive di elezioni e basta) in cui la sovranità è contratta da una legge elettorale particolare, e vive quotidianamente nei sondaggi, che sono la nuova fonte della legittimità politica. Senza inoltrarci ora nella questione della formazione (libertà di informazione, nuove tecnologie, manipolazione classica e manipolazione informatica) dell’opinione, bisogna almeno riconoscere che una democrazia che vive quotidianamente sui sondaggi e ogni tanto su un voto azzoppato, è una democrazia in cui la sovranità del demos vive una vita un po’ particolare. Per ora registriamo che il concetto e la pratica democratica vivono attualmente un rapporto di “restrizione” (voto a crocette) e di “illusione” (legittimità confinata ai sondaggi, fatti (cioè pagati) un po’ da chiunque). Forniremo poi tre parametri con i quali si cercherà di definire, nel modo più generale possibile, il concetto di democrazia e quindi di sovranità.

Il bene del paese

Il “bene del paese”, come abbiamo detto, è uno slogan buono per tutti i regimi politico e per tutte le stagioni. Sarò un po’ banale, ora. Ma è meglio fare le cose con calma e capirle per bene. Il “bene del paese” invoca i concetti di “bene” e di “paese”. Oggi il bene viene identificato con il concetto di “sviluppo”, e questa con quella di sviluppo “economico”: e su questo non ci possono essere dubbi. Il bene è dunque qualcosa di economico (ma non nel senso che “costa poco”….). Il “paese”, da parte sua, è un astrazione cui si fa ricorso quando si devono introdurre delle norme che a loro volta introducono sacrifici. Allora il paese funziona come concetto di coesione e di unità, una unità che....  [continua]

per rimanere informati sull'uscita delle parti II e III clicca qui

qui, intanto, alcuni links ad articoli usciti sul tema.




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