domenica 20 giugno 2010

CIO' CHE SI SENTE

ho visto in tv personaggi in doppio-mento (niente doppio petto, avevano il maglione, come loro consuetudine) sostenere serafici che la lotta per il lavoro non è che un modo alternativo per vedersi comodamente il mondiale.

ho sentito imperatori in delirio dire che governare è una sofferenza per le briglie costituzionali, per la costante opposizione dell'opposizione (e che pretende?) e della magistratura (mai che si faccia qualche domanda su se stesso, eh).

ho sentito lo stesso delirante condottiero, un po' tribuno della plebe un po' eliogabalo (o barone di charlus?), a seconda delle ore del giorno e delle ville che frequenta, dire che la costituzione è obsoleta e va cambiata, perchè non parla del "mercato". l'ho sentito dire che l'art. 41 andrebbe cambiato, perché ingiusto: condiziona infatti l'iniziativa economica al rispetto della dignità umana dei concittadini, e la coordina a fini sociali. l'ho immaginato pensare (mi sono permesso troppo?) che la dignità, se non ce l'ha lui, è giusto che la perdano anche gli altri, che concittadini non ne esistono e che l'espressione "fini sociali", contenendo il nome del suo interno oppositore (mah), non può che essere una trappola.

ho sentito una stanca nomenklatura alzare la voce ad un congresso, imponendo di "darsi una mossa", sostenendo di essere un partito di governo solo momentaneamente all'opposizione. ho pensato che il delirio è contagioso, che qualcuno sogna di aggiungere una "L" al proprio nome e che la sta disperatamente cercando.

ho sentito disperati segretari extraparlamentari parlare con serietà di unità della sinistra, con ancora in mano, però, l'ascia insanguinata con cui lui e i suoi compagni l'hanno sfasciata in mille autistici pezzi inseguendo il loro storico disprezzo per il parlamentarismo (ribadito nel disprezzo per le primarie, mero gioco di potere anch'esso, naturalmente, come la democrazia).


tutto questo e molto altro ancora ho sentito. e poi ci sono molte cose che NON ho sentito, e forse sono le più importanti, perché esse passano inosservate. forse l'attuale situazione ha molto più a che fare con ciò che non si sente che con ciò che si sente.
ciò che si sente fa paura, trasuda arrogante disprezzo per uomini e donne in carne ed ossa che stanno lottando per dare un futuro a sé e ai propri figli, che stanno strenuamente battendosi per poter ancora ridere e sorridere e cercare un senso per la propria vita che non debba essere solo lottare per poter mangiare.
ciò che si sente fa orrore, perché emana l'odore mefitico di corpi abbandonati dall'anima, in cui i valori dell'umanesimo sono morti dal tempo in cui essi hanno osato appropriarsene per la loro misera propaganda.
e ciò che si sente fa anche, alla fine, ridere, perchè è una funebre e infeconda litania della riscossa impossibile, pronunciata da cavalieri inesistenti che parlano per inerzia o per puro narcisismo.
e ciò che si sa, e cioè che c'è una opposizione civile attiva che tenta di resistere, fa temere. perché la sua pura negatività esaurirà la sua forza, ed estinguerà le energie positive di progetto che essa ancora contiene in sé, lasciando sul terreno organizzatori di professione, condottieri occasionali professionisti dell'aggregazione mediatica estemporanea.

allora ci si deve rivolgere a ciò che non è stato detto, a ciò che non si è visto e sentito. ma può, tutto questo che ora è assente, trovare un giorno la sua via per verso il presente? può, questa assenza, divenire presenza e fecondare il nostro paese, l'Italia, così carico di utopie realizzate nella sua storia, eppure così difficile da smuovere dalla sabbia mobile quando ad esso sia lasciato anche solo bastante spazio per ancora respirare?
forse bisogna immaginare ciò chde non è stato detto e che si vorrebbe che fosse detto. e forse non bisogna limitarsi a questo, ma bisogna poi anche dirlo. ma tutto questo è lo sforzo più difficile e più rischioso, perché chi parla una lingua mai udita non è raro che venga preso per pazzo.

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