Per fronteggiare la deriva culturale e direi al limite antropologica della lega è necessaria una rivoluzione, è necessario ricominciare dall’inizio, dai fondamentali. (M. Cacciari)
Massimo Cacciari a repubblica tv gliele ha suonate, a Letta. ma Letta, in sé, c'entra poco: è poco più di un emblema, di un portavoce del politichese e della sterilità della nomenklatura del Pd. ricapitolando: Letta parla per più di 10 min dei problemi della Lega, in termini generali, atratti, intellettualoidi. Cacciari, interpellato dopo di lui, si infiamma. le analisi politologiche della lega le facciamo da 15 anni, dice. in effetti, noi del nord la lega la conosciamo bene, ad ogni semaforo da anni vediamo i suoi adesivi abusivi ("vota per te" ma vaff...).
il risentimento di Cacciari è più che giustificato: in 15 anni le sinistre che cosa hanno fatto per il nord, anche quando sono state al governo? hanno mai portato avanti una seria politica di contrasto culturale alla proposta regressiva della lega nord? a Cacciari, per due volte sindaco di Venezia e quindi conscio dei problemi del cosiddetto territorio, non risulta. e nemmeno a me. a voi?
così Cacciari ha ragione ad incazzarsi. è inutile dire quello che serve fare: bisogna farlo. e poi si dice che i filosofi sono sempre con la testa per aria.
così la proposta di un Pd del nord (sul modello del partito socialista catalano)non è poi del tutto peregrina. Cacciari lo ripete da anni. ma ora l'unificazione delle tre regioni (lombardo-veneto più piemonte) sotto il vessillo verde-padano lo rende davvero molto più urgente. la lotta deve ricominciare da qui, da queste tre regioni, senza aspettarsi aiuti da un Letta, o da un Bersani, che non sanno dire molto altro che "oooh, è ora di finirla"; nè tanto meno dal vecchio Massimo, che non dice da millenni cose di sinistra, e la cui accreditata intelligenza politica ormai ha bisogno di essere revisionata. solo partendo da qui (e Cacciari indica in Chiamparino un possibile leader dell'area nord) possiamo sperare di risalire la pericolosa china che stiamo scedendendo.
dobbiamo renderci conto che la sola questione, oggi come oggi, non è più quella meridionale; la nuova questione italiana è la questione settentrionale. i democratici nazionali hanno svenduto prima Verona (contro Tosi, dando Verona per spacciata, non si sono quasi fatti vedere), e poi il Veneto. d'altra parte, scartata l'ipotesi che il Pd, così com'è, aiuti il nord a ritrovare la bussola, cosa rimane? l'idv non ha né le strutture, né gli effettivi, né i contenuti per farlo; la sinistra radicale boccheggia. (dell'udc non parlo nemmeno, visto che, sebbene abbia giustificato il valzer delle alleanze alle regionali con la necessità di contrastare la lega, qui tre anni fa sosteneva tosi). forse un partito democratico del nord può essere una buona idea. comunque sia, la proposta è un invito a riprendere in mano il timone di questo nostro nord, che dopotutto non è solo lega, ma molto altro.
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