giovedì 7 aprile 2011

FERRARA, NON C’É POSTO PER TE.

 Non ci sono molte parole per qualificare l’operazione che Giuliano Ferrara sta mettendo in atto, per conto del potere, con la sua nuova trasmissione giornalistica (?) “Radio Londra”. La mia preferita è: usurpazione.
Usurpazione nel nome: “radio Londra”, l’emittente che durante la seconda guerra mondiale trasmetteva messaggi, ascoltati clandestinamente dalla popolazione antifascista, sullo stato della guerra contro il nazifascismo che aveva devastato l’Europa, infangandone la storia con una crudeltà senza precedenti, a partire dal ’39. La trasmissione (….la propaganda, via) inizia pure con una voce, che sembra uscita dalla Hollywood degli ’30, che annuncia qualcosa come “messaggio speciale….”, a rimarcare che quella che verrà detto è qualcosa di estraneo a tutto il rumore che si ode al di fuori (ad es.: nei giornali comunisti, nelle trasmissioni di sinistra, nei tribunali comunisti, negli ecc. comunisti…..). Lì, nello spazio di Radio Londra, lì si ascolterà qualcosa di speciale: il messaggio subliminale (ma neanche troppo), è, evidentemente, che lì si ascolterà qualcosa di inaudito: la verità…. Per bocca, naturalmente, di Giuliano Ferrara. L’inversione messa in atto ha qualcosa di diabolico e raccapricciante.
Usurpazione nello spazio: quello spazio fu, ce lo ricordiamo tutti, di Enzo Biagi. Giornalista. Serve aggiungere altro? Là c’erano servizi, c’era la sobrietà di un certo tipo di giornalismo, che appariva già a partire dal nome: “Il fatto”. Ogni fatto giornalistico è ricostruito dal giornalista, si sa; nel campo dell’informazione esistono solo “fatti giornalistici”, cioè costruiti. E questa costruzione ha una sua logica, che può essere più o meno onesta: può andare dalla ricerca della completezza fino alla deliberata mistificazione. Il nome della trasmissione (questa volta la parola è corretta in tutti i sensi) non indicava la direzione della realtà, la ricerca di una aderenza, da parte del “fatto giornalistico”, al “fatto reale”, qualunque cosa esso sia? Di questo movimento, in “Radio Londra”, nemmeno l’ombra. Eppure, Ferrara aveva detto di voler prendere il posto di Biagi.

Ciò che Ferrara mette in atto è una intollerabile usurpazione dello spazio della tv pubblica per compiere, con un beffardo sorrisino di chi sa di stare dalla parte dei potenti e di avere il culo sempre e comunque al riparo, un’operazione di rifinitura ideologica sulle informazioni già tendenziose mandate in onda dal TG1. Il capolavoro di Ferrara è andato in onda il 4 aprile, alla vigilia del processo Ruby. Ferrara ha impostato il ragionamento così: 1) il mondo islamico tratta le donne in maniera contraria ai diritti umani; 2) le donne arabe hanno invece la voglia, e il diritto, di emanciparsi, e sono libere di fare ciò che vogliono; 3) Ruby è una ragazza araba che fa ciò che vuole per emanciparsi, e, fortuna sua, ha trovato Berlusconi, “un giocoliere galante” (sic) sulla sua strada; 4) adesso i “benpensanti” (magistrati) vogliono che addirittura questo costituisca reato…E così finisce lo sproloquio di Ferrara, con una leggera ironia contro coloro che vogliono continuare a “sputtanare” (sic) l’Italia, permettendo a centinaia di giornalisti stranieri di venire da noi per far ridere, di noi, i loro compatrioti.
Nessun riferimento al fatto che il “galante giocoliere” non sia mio nonno, ma il Presidente del Consiglio. Ma soprattutto essun riferimento ai fatti accaduti in questura, che coinvolgono Nicole Minetti, una telefonata di Berlusconi e Mubarak. Nessun riferimento alla concussione, reato di cui Berlusconi è accusato e che costituisce un’offesa a tutti i cittadini italiani, poiché tramite questo reato un incaricato da noi, il demos, si arroga il diritto di essere al di sopra del demos, di non essere più tra gli uguali, avocando a sé un diritto speciale (ad personam, cvd). Eppure è questo che è in questione nel processo, ed è questo di cui è questione per tutti noi. A Ferrara non importa niente, perché lui sta dalla parte del potere, e i potenti, secondo lui, “sono oggetto di invidia”. Lasciamo che i Minzolini e i Ferrara invidino i Berlusconi, impoetici e incolti Charlus dei nostri tempi. Ma possiamo lasciare che Ferrara offenda i cittadini italiani con le sue storielle a mezza verità? È ammissibile? Con questa propaganda in prima serata, non si può non avere la sensazione di essere entrati, scopertamente, senza più inibizioni, nell’ultima fase, quella del regime compiuto cui niente sembra in grado di opporsi: si può mentire sapendo di mentire, e non ci saranno conseguenze. Dobbiamo prenderne atto, senza più giri di parole. La domanda, cui bisognerà cercare di dare risposta, è allora la solita, vecchia domanda: “che fare?”.



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